di Sergio Del Vecchio-
James Senese ritorna nella sua Napoli al Teatro Sannazzaro proseguendo un lungo tour che in realtà non si è mai interrotto, considerato che nel 2023 è iniziato con la presentazione del suo ventunesimo album “Stiamo cercando il mondo”, a testimonianza che la voglia di stare sul palco è ancora viva e forte.
La grinta è quella di sempre e quando James imbraccia il suo sax soprano e inizia a soffiarci dentro ecco riapparire la magia di sempre. Le note che avvolgono il pubblico della platea risvegliano ricordi ed emozioni che sembravano sopite ma che sono state sempre con noi, perché James è un pezzo di Napoli e la sua musica appartiene alla città.
Lunghissima la carriera di Gaetano Senese, per tutti James, dagli esordi negli Showmen agli inizi degli anni ’70 ai Napoli Centrale, band fondata insieme al batterista Franco Del Prete nel 1974, in cui l’impatto musicale del nuovo sound è subito fortissimo: l’impronta internazionale degli altri due musicisti, il tastierista statunitense Mark Harris e il bassista inglese Tony Walmsley, i testi di Franco Del Prete in cui emergono le radici napoletane, la contaminazione con blues, jazz, funk e rock che prende le distanze dal progressive imperante, la voce e soprattutto il sax dirompente di Senese, creano un mix originalissimo che ammalierà il giovane Pino Daniele agli esordi. Pinotto, come lo chiamava James, vorrà il sassofonista dei Napoli Centrale e i suoi amici, Rino Zurzolo, Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Ernesto Vitolo nei suoi primi dischi, dando vita al movimento Neapolitan Power. Il cinema, il ritorno a suonare con sotto la bandiera dei Napoli Centrale con l’acronimo di JNC, l’album “O Sanghe” del 2016 premiato con la targa Tenco come miglior album in dialetto e ancora tanti concerti e tanta voglia di suonare insieme, fino all’attuale formazione con Alessio Busanca alle tastiere, Rino Calabritto al basso e Fredy Malfi alla batteria.
I brani si susseguono lasciando una scia di emozione, si percepisce l’urgenza espressiva del musicista nelle sue composizioni quando James lascia il microfono per passare al suo amato sax, ancora intenso e vibrante, ma si avverte anche l’affiatamento con gli altri componenti della band, le improvvisazioni mai troppo leziose, sempre controllate dallo sguardo attento del Maestro.
Sentimenti diversi si alternano nel passaggio da brani come “Dint o core”, che James dedica alla moglie Rina, scomparsa due anni fa, e che riprende il tema della struggente Manha de Carnaval di Luiz Bonfà o alla poetica “Chi tene o mare” dell’amico Pinotto mai dimenticato, a pezzi storici dei Napoli Centrale, come “Simme iute e simme venute” del 1976 o le intramontabili “Acquaiuò l’acqua è fresca” o “Campagna”, in cui viene fuori tutta la potenza del groove e le radici della musica di James, in grado di fondere Miles Davis, Coltrane e Zawinul con la tradizione popolare napoletana. Non mancano momenti più intimi, in cui traspare una forte spiritualità, come per esempio nel “Credo” del 1994 o in “So vivo” del 1983, che tuttavia ha sempre connotato la musica di James, come del resto quella del citato Coltrane.
Il tour di James e della sua band prosegue per altre mete, altri lidi, a Napoli però c’è un palco sempre pronto ad accoglierlo ed un pubblico che aspetta con ansia che si riaccenda la magia di sempre della sua musica. Perché James è un pezzo di Napoli.
Foto a cura di campanialife