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18 Marzo, “Bellavista Day”: “Napoli non è una città ma uno stato d’Animo”

di Emanuela Liaci-

Al  cinema Posillipo di Napoli si è svolta ieri una festa per celebrare i 40 anni della proiezione del film “Così parlò Bellavista”, ricordando, ovviamente, Luciano De Crescenzo, regista, sceneggiatore e attore. Promotori dell’evento in omaggio a questo grande napoletano, Gianni Simeoli, de “La Radiazza” di Radio Marte e Francesco Borrelli.

Il film è diventato simbolo della napoletanità, le frasi del Prof. Bellavista, di Saverio il netturbino e Salvatore il vice portiere, ma anche l’interpretazione degli indimenticabili Fatebenfratelli (Edo e Gigi Imperatrice) sono ricordati da tutti i napoletani al pari delle battute di Totò.

“Così parlò Bellavista”, è il  film commedia del 1984, tratto dall’omonimo romanzo scritto da Luciano De Crescenzo nel 1977. E’ la storia di un professore di filosofia in pensione, Gennaro Bellavista, interpretato magistralmente da Luciano De Crescenzo, che si diletta ad esporre le sue teorie con un suo seguito, composto dagli amici Salvatore (l’attore Benedetto Casillo), Saverio (l’attore Sergio Solli) e Luigino (l’attore Gerardo Scala).

La sua vita tranquilla viene disturbata dall’arrivo del Dott. Cazzaniga (l’attore Renato Scarpa),nuovo direttore del personale dell’ Alfasud, Milanese Doc, che va subito in contrasto con le abitudini confusionarie degli amici del Prof. Bellavista. Il professore si trova ad affrontare problemi seri come la gravidanza di sua figlia Patrizia(l’attrice Lorella Morlotti) con il fidanzato Giorgio(l’attore Geppy Gleijeses) che intendono sposarsi. Il finale vede il Professore e Cazzaniga che discutono su dove sia meglio far nascere il bambino, se a Napoli o a Milano; il bambino nascerà a metà strada, a Roma.

Diversi gli ospiti, amici, intervenuti con un loro pensiero al personaggio poliedrico che era Luciano De Crescenzo, come l’ex Presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana, On. Roberto Fico, l’attore e protagonista nel film, Tommaso Bianco, in uno straripante racconto del suo ingaggio nel film, con una scansata denuncia da parte dell’attrice M. Confalone, il cantante Ciccio Merolla, l’attrice protagonista con il ruolo di Rachelina, Marina Confalone, l’attore Geppy Gleijeses, l’attore Benedetto Casillo e ancora il breve saluto dello scrittore Amedeo Colella che ha ricordato come molte espressioni coniate da Luciano De Crescenzo siano oggi utilizzate nel comune linguaggio dei Napoletani.

Particolarmente emozionante l’intervento dei familiari di Luciano De Crescenzo: la figlia Paola che per la prima volta ha parlato in pubblico per esprimere gratitudine e per raccontare qualche aneddoto, il nipote Michelangelo che ha ricordato i valori dell’amore per la cultura, dell’amicizia e degli affetti, fattori fondamentali per la nostra felicità e libertà.

Proprio l’amore per la cultura ha spinto Michelangelo e i suoi genitori a fondare l’Associazione Culturale Luciano De Crescenzo, un modo per onorare l’eredità intellettuale del nonno e sostenere i giovani scrittori.

Cari lettori, voglio congedarmi con una frase estratta dalla pellicola in questione, molto significativa: “A droga mia ‘a tengo dinto ‘o core, ‘a cocaina mia se chiamma ammore.” I napoletani amano la loro cultura e amano ricordare chi ha dato valore aggiunto alla loro essenza.

 

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