di Claudia Izzo-
Ad aprire la quinta edizione del “Festival delle Colline Mediterranee”, condotto dal giornalista Eduardo Scotti, presso la Tenuta dei Normanni a Salerno, è stato il Procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, protagonista del talk “Da Tangentopoli alla lotta alle mafie”.
Ospiti della prima serata promossa in collaborazione con l‘Associazione Nazionale Magistrati e l’Ordine dei Giornalisti della Campania sono stati Mariella Zambrano (Presidente ANMsalerno) e Ottavio Lucarelli ( Presidente ODG Campania).
Presente nell’anfiteatro, con il suo intervento, Virgilio D’Antonio, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione presso l’Ateneo salernitano.
A due giorni dalla strage di via D’Amelio, a Palermo, ad opera di Cosa Nostra, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, il magistrato calabrese è stato insignito del “Premio il Normanno”, conferito ogni anno dall’Associazione Culturale “Do.Po., promotrice del Festival, a personaggi che si sono distinti per il loro impegno a favore della collettività in campo sociale, culturale, scientifico.
Prendendo spunto dal libro “Il Grifone. Come la tecnologia sta cambiando il volto della ‘ndrangheta” (Mondadori), scritto dallo stesso magistrato con il giornalista Antonio Nicaso, Dario Del Porto, inviato de “La Repubblica”, ha indagato con Gratteri sulla ‘ndrangheta.
“Vengo accusato di andare sempre in Tv, ma tengo a precisare che quando sono in Tv sono sempre in ferie…” esordisce il procuratore Gratteri, uno dei magistrati in prima fila nella lotta alla ‘ndrangheta indagando sulla strage di Duisburg e sulle rotte internazionali del traffico di droga.
In riferimento all’anniversario della morte di Borsellino, tra due giorni, il Procuratore Gratteri ha affermato: “Il 19 luglio 1992, giorno della morte di Paolo Borsellino, è una data scolpita nella vita di ognuno di noi. Quando morì Giovanni Falcone ero in visita al carcere di Bologna, sentii i rumori alle grate, i detenuti erano agitati. Non mi aspettavo la morte di Falcone, non era già in prima linea; di Borsellino ne ero sicuro, era solo questione di tempo. Lui lo sapeva e malgrado tutto ciò ha lavorato fino all’ultimo dei suoi giorni. Falcone e Borsellino erano due persone oneste, molto intelligenti, di una intelligenza “siciliana”, viva, che pensano e capiscono le cose venti anni prima rispetto al mondo e proprio per questo invidiati, calunniati, diffamati. Erano due giganti, hanno spiegato Cosa Nostra venti anni prima. Borsellino era meno famoso di Falcone ma è stato offeso di più, l’intellighentia della magistratura lo chiamava “fascista”, io ne apprezzo la compostezza, asciuttezza, stile della famiglia. Anche la figura di Boris Giuliano (capo della Squadra Mobile, assassinato da Cosa Nostra nel 1979), ha dato lezione di etica e di coerenza. Sono state persone dure, ferme, modelli di cittadini che hanno subìto un dramma. In Sicilia ho visto salire sui palchi gente che quando erano in vita li ha derisi ed io ho sofferto molto per questo. Noi dobbiamo essere i custodi della verità.”
Sul caso Palamara: “Abbiamo commesso tanti errori come magistratura, come con il caso Palamara; ci voleva il coraggio di dimetterci tutti e andare a casa con un messaggio netto e rigoroso. Modificando il CSM non ci sarebbe stata la “nomina a pacchetto”. Palamara era una media intelligenza, non uno stratega di guerra. Dobbiamo essere noi a dimostrare il rigore, ad essere credibili. Ci sono centri di potere in grado di comprare pezzi di giornale, a furia di scrivere pezzi ogni giorno si crede che quella sia la verità. Il rigore è fondamentale ancor più di prima altrimenti ci possiamo solo lamentare.”
“Il nuovo modello di magistrato? Un perfetto burocrate. Ma noi siamo calabresi, testa dura, dimostriamo con la nostra determinazione di essere nel giusto.”
Alle nuove leve: “State lontani dalle correnti, siate liberi. Il magistrato, se vuole, è soggetto soltanto alla legge, non ha nessuno sopra la sua testa. Conservate gelosamente questa libertà, votate per le persone che ritenete più oneste. Nelle scuole di magistratura insegnano a tenere in ordine le scrivanie e poco ad avere coraggio, fantasia, estro nel fare una indagine, vedrete sempre le stesse cose che diranno sempre le stesse cose. Spesso la gente non sa con chi parlare perchè le procure sono sigillate. Io ricevo tutti e parlo con tutti…
Ricordando che l’Italia ha perso il suo Know how migliore in quanto aveva la Polizia giudiziaria migliore dell’FBI, Giubbe Rosse, Scoltland Yeard, Gratteri ha ricordato che “oggi abbiamo una mafia in grado di costruirsi nuove piattaforme per le transazioni finanziarie, su tre banche, su tre conti in 26 minuti. La Polizia olandese, come quella francese, che venivano da noi a fare “scuola guida” ci danno file decriptati. La Politica non ha avuto una visione di cosa serviva in Italia, come Il Ministero della Salute sapeva che sarebbero mancati radiologi e anestesisti ed ora importiamo medici dall’Albania e da Cuba.”
Tante le tematiche affrontate dal PNRR, alle carceri “che sono solo contenitori dove non si fa rieducazione ” per cui “bisognerebbe avere l’umiltà di fare accordi con comunità terapeutiche”, alla Polizia Penitenziaria che è carente, in un mondo in cui “la collusione mafia/ politica c’è ed è forte in un momento storico in cui le mazzette sono date dalle consulenze.
Alla base di tutto “prima della cultura c’è bisogno di istruzione” e la scuola dovrebbe essere a tempo pieno perchè gli studenti se sono figli di genitori mafiosi si nutrono di mafia, se sono figli di genitori non mafiosi si nutrono di Internet.
E come conclude Gratteri nel suo libro:” il Futuro dipende da ciò che decidiamo di fare oggi”.