di Luigi D’Aniello
In Italia la storia del corallo è legata alla città di Torre del Greco. Infatti già nel XVI secolo la città traeva la sua principale economia dalla pesca del corallo; però è solo nell’ ‘800 che la città lega la sua economia alla sua lavorazione, quando vi arrivò il marsigliese di origini genovesi, Paolo Bartolomeo Martin, molto abile nell’incidere i cammei.
Questi, partito dal porto di Marsiglia per sfuggire alla crisi della lavorazione del corallo provocata dalla Rivoluzione Francese, giunse a Torre del Greco. I torresi viste le grandi capacità del Marsigliese – così chiamato dalla gente del porto -, decisero di creare e affidargli il primo laboratorio per la lavorazione dei cammei in corallo e su conchiglia.
Un incontro amoroso, però, influì sul destino della città, che da quel momento si trasformò in un importante centro produttivo del corallo. Si racconta infatti che il Marsigliese, mentre era al porto per concludere una vendita di corallo, incrociò lo sguardo di una bellissima ragazza, sorella di un pescatore, di cui si innamorò follemente. Decise così di stabilirsi definitivamente nel paese vesuviano e nel 1805 il re Ferdinando IV gli diede una concessione decennale per la lavorazione del corallo con l’esenzione delle tasse, ma con l’obbligo di avviare i giovani torresi alla sua lavorazione.
In breve la forte richiesta di oggetti realizzati dagli artigiani torresi dette slancio a questa attività e il numero dei torresi addetti alla lavorazione e alla pesca del corallo andò sempre più crescendo tanto che, verso la fine dell’ ‘800, Umberto I vi fece fondare la scuola per la sua lavorazione, “di incisione del corallo e di arti decorative ed affini“. Nei primi del ‘900 l’istituto si trasforma in Regia Scuola per l’Incisione “Principessa Maria di Piemonte” che diviene Museo del corallo nel 1933 per poi diventare, nel 1968, Istituto Statale d’Arte. Nel 2000 viene aggregato all’Istituto d’Istruzione superiore “Francesco Degni”, poi Liceo Artistico con il Corso di Design del gioiello che ne rispetta l’antica vocazione.
Fino all’inizio del ‘900 si lavorò solo il corallo pescato nel Mediterraneo ma solo durante la seconda metà del secolo comparvero coralli provenienti dal Giappone. Ancora oggi, oltre ai laboratori e alle aziende, a Torre vi sono donne che in casa infilano le collane, e pensionati che avendo imparato a fare i cammei spendono questa competenza non nei laboratori ma nelle proprie abitazioni visto che, per tale lavoro, c’è bisogno solo di un banco, anche piccolo, in cui appoggiare il pezzo di conchiglia su un pezzo di legno, fonderlo con la cera, e incominciare ad inciderlo.
In ogni caso, oggi la fama dei gioielli in corallo realizzati dalle aziende di Torre del Greco è dovuta principalmente alla ricerca, al design e al processo di lavorazione, sia artigianale che tecnologica.
Diverse sono le specie di corallo lavorato a Torre del Greco, tra cui le più pregiate sono il Rosso di Sardegna, di un colore rosso uniforme, pescato nel Mediterraneo e nelle aree atlantiche dell’Africa, ad una profondità che va dai 30 ai 250 metri.
Vi è poi Il Cerasuolo di colore rosso vivo salmone, con un anima longitudinale bianca, pescato nelle isole giapponesi di Formosa, ad una profondità di 80- 300 metri.
Il Corallo bianco latte e bianco punteggiato rosa o rosso è pescato nelle isole giapponesi Hainan, ad una profondità di 80-200 metri.
Non ultimo il corallo “Pelle d’angelo” di colore rosa carne, pescato sempre nelle isole del Giappone, Formosa e Hainan, a 150- 300 metri di profondità. Il corallo pelle d’Angelo è il più costoso.
Ovidio affascinato dal corallo cosi lo descrive:
“Il corallo è come erba molle che nasce non sulla terra ma nel mare, la cui salsedine fa marcire la pianticella; quindi le foglie si staccano e la spuma del mare la porta a riva. L’aria la indurisce e chi la tocca direbbe che è pietra ciò che poco prima era erba.
”
Le immagini, di proprietà di salernonews24, ritraggono gli oggetti esposti presso l’ Istituto d’Istruzione Superiore “Francesco Degni” di Torre del Greco.